Fake news, spot e censura: addio Articolo 11!
di Simona Maria Frigerio
Tra “gli strumenti più utilizzati dalla propaganda per veicolare il consenso su larga scala (ci) fu la censura – che permise un controllo pressoché totale dell’informazione”, oltre alle cartoline con “immagini dedicate alla sofferenza e al sacrificio eroico delle truppe – in contrapposizione alla crudeltà del nemico” (1).
Così descrive la Chiesa Cattolica la propaganda della Prima guerra mondiale. E ieri come oggi si cerca di convincere un popolo che, per ‘Costituzione’ dovrebbe essere pacifista, a farsi belligerante – sposando incondizionatamente un contendente.
Vediamo uno dei tanto casi che fanno discutere in questi giorni. Mentre tutti i media occidentali avallano la posizione di Kiev che il missile Tochka-U, che ha colpito Kramatorsk, fosse russo (sebbene sia un tipo in dotazione degli ucraini e i russi lo abbiano ancora ma in dismissione), secondo il Ministero degli Esteri russo “la traiettoria balistica punta alle unità dell’esercito ucraino e Neo-naziste” come origine del lancio. Inoltre apprendiamo (grazie anche a un’inchiesta del corrispondente di Sky Tv) che “I numeri seriali sul missile… corrispondono quasi a quelli di un missile lanciato dall’esercito ucraino nel 2015 contro la città di Alchevsk (caso documentato) – 9M979-1 Ш91579 in Kramatorsk e 9M979-1 Ш91565 in Alchevsk”. Dalla documentazione parrebbero appartenere entrambi al medesimo lotto.
Ai giornalisti non spetta commentare la scritta “Per i bambini” – saranno i lettori a farlo. Magari rendendosi conto che la guerra uccide – militari e civili. Ma che la propaganda distorce le menti e provoca perché si reagisca in maniera inconsulta. Dove sta la verità? L’unica verità dovrebbe essere che, per salvare vite, dobbiamo fermare la guerra e, per farlo, come Italia e come Europa dobbiamo smettere di essere parte belligerante.
Dallo spot alla pubblicità progresso
Quello che vediamo ogni giorno in tivù o leggiamo nella stampa mainstream, purtroppo, non aiuta a mantenere il senso critico. Accendi la televisione e senti una voce angelica cantare per colpire lo spettatore allo stomaco. Il volto di una bambina (che poi qualcuno potrebbe piangere nella realtà se continuiamo a ‘donare’ armi) è usato per propagandare il sostegno – di fatto – alla guerra. La musica si fa trascinante come nel peggior contest canoro e, nel gran finale, invece della premiazione e dei cotillon, colori, bandiere e luci ci restituiscono un effetto scenografico – in stile Eurovision – per un messaggio che ci pone a fianco dell’Ucraina – come se fossimo (e forse siamo) noi stessi in guerra – mascherando una presa di posizione bellicista con la retorica del sostegno alle vittime. E ci viene da pensare che mai abbiamo fatto altrettanto per gli iracheni, i siriani, gli afghani o i palestinesi. Lo spot, che tocca corde emotive e nervi facilmente scoperti, ricorda da vicino l’iconografia basic dei manifesti e delle cartoline postali illustrate, utilizzati nella Grande guerra, “che potevano raggiungere efficacemente anche le menti degli analfabeti” (1). L’obiettivo – come nel 1914/18 – è coinvolgere tutti gli italiani nel clima bellico, farci sentire parte di questa ‘gioiosa macchina da guerra’ e obbligarci a sostenere una parte, derogando al senso critico e a ogni possibilità di dialogo.
Ma non basta. Vediamo il solito serial truculento che ritrae gli States come un coacervo di pedofili, serial killer e sette di invasati (senza che il sogno americano ne resti minimamente intaccato) e, d’un tratto, ecco la pubblicità progresso con il medesimo messaggio che ci assilla dalla pandemia: solo la tivù e i mezzi di comunicazione ufficiale detengono la verità e tutto il resto è fake news. Ieri si è passati con lo schiacciasassi sul primo e unico dogma della scienza, ossia che la stessa ha come metodo il dubbio; oggi (come durante la Prima guerra mondiale) si mette alla gogna chiunque abbia idee pacifiste, neutraliste o anti-Nato. Non conta che la narrazione pandemica si stia sgretolando come un castello di sabbia di fronte ai 15 milioni di italiani contagiati, di cui la maggioranza è bi e trivaccinato. Nonostante la verità del Premier: “Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono” si sia dimostrata menzognera, gli stessi media che l’hanno sostenuta, la sostengono e non hanno fatto autocritica, si ripropongono – in forma di spot – come i detentori unici della verità. Mentre gli italiani che vorrebbero una sanità migliore, sviluppo e la difesa dell’Articolo 11, si devono ‘bere’ l’ennesimo slogan: “Volete il condizionatore acceso o la pace?”. Come ogni slogan a effetto il Premier lo utilizza per non spiegare come si ottenga la pace inviando armi – che, da sempre, servono per proseguire le guerre. Ma soprattutto, non si pone una questione fondamentale. Come potremo, noi italiani e gli europei, essere garanti di un accordo di pace, che prevederà quasi sicuramente una non ammissione dell’Ucraina nella Nato, quando di fatto siamo i suoi alleati e, per quanto riguarda gli States, i suoi fornitori di armi e addestramento militare anche prima dell’inizio della guerra? Nell’ultimo anno, compresi i recenti stanziamenti, l’amministrazione Biden ha rifornito Kiev con oltre 2 miliardi 400 milioni di dollari di armamenti ed equipaggiamenti – nessuno si domanda come mai?
Le liste di proscrizione, l’uso del linguaggio e la censura
A parte lo spot canterino e la pubblicità progresso vediamo i pochi giornalisti rimasti ‘liberi’ e qualche intellettuale critico soggetti a piccoli/grandi vessazioni. Gli si ritirano i premi o si impedisce loro di tenere un corso accademico o si sospendono dal lavoro (come gli over 50 che esercitavano il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo). Se l’epiteto preferito durante la Prima guerra mondiale era ‘disfattista’ (soprattutto dopo la ‘bella impresa’ di Caporetto), adesso – memori dell’Olocausto – chi esprima dubbi è un ‘negazionista’. Il linguaggio ha un suo peso così come la pressione psicologica del far sentire i dissenzienti minoranze o ‘minorati’ – fino a pochi mesi fa terrapiattisti, oggi filo-putiniani. Perché basta sostituire Covid con Putin e ci rendiamo conto che i metodi coercitivi e totalitari sono ormai entrati nel lessico e nella pratica comuni.
Durante la Prima guerra mondiale il clero, in particolare, era accusato di pacifismo, disfattismo e di posizioni filo-austriache seguendo una concatenazione logica che parteneva alla retorica della propaganda. Ora spiace dire che la Chiesa si sente poco – anzi pochissimo. Mentre persino dieci ex corrispondenti di guerra denunciano la propaganda sui nostri media.
Sempre un secolo fa il nemico era dipinto “come barbaro e crudele e lo sforzo bellico esaltato come protezione della comunità, della famiglia e del futuro dei bambini”(1); e così oggi appelliamo un Presidente come ‘tiranno’, ‘crudele’ o addirittura ‘macellaio’ senza alcun rispetto per le scelte politiche di un altro popolo, con quella tracotanza da giusti che è propria dell’Occidente dalla caduta del Muro di Berlino, ossia dalla vittoria economica e geo-politica del blocco capitalistico filo-statunitense.
E infine veniamo alle creazioni artistiche. Se durante la Prima guerra mondiale si ebbe una produzione “molto eterogenea costituita dai bozzetti dei pittori-soldati, dalle cartoline, manifesti del fronte interno, dalle vignette caricaturali delle riviste, dalle illustrazioni dei giornali di trincea rivolte ai soldati, dalle fotografie di soldati e ufficiali circondati dalle armi, ricche di retorica e propaganda” (1), oggi i succitati spot si alternano a minuti di silenzio nella Notte degli Oscar (prima o dopo lo schiaffo di Will Smith?) fino a continue comparsate del Presidente Zelenskyy che ribadisce di voler trascinare il mondo in una Terza guerra mondiale per conservare i confini di uno Stato che non è una nazione (dato che parte di quel popolo è russofono ma lui non li considera ucraini). E in Occidente, nel frattempo, come un secolo fa si vietava Beethoven in Italia, oggi si cancella Il lago dei cigni o Dostoevskij.
Einstein disse: “Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo all’universo ho ancora dei dubbi”.
(1) https://beweb.chiesacattolica.it/percorsitematici/limmagine-nei-documenti-i-documenti-come-immagine/la-propaganda-al-tempo-della-prima-guerra-mondiale/
domenica 9 aprile 2022 – Speciale Guerra
In copertina: Foto di Gordon Johnson da Pixabay.